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OPUSCOLO_MISE 8 PROGETTO SAPORI DELLA CAMPANIA_CODACONS
INTRODUZIONEIl presente opuscolo senza presunzione di perfezione
è il frutto del lavoro di analisi sull’alimentazione in generale;
mira a fornire indicazioni e dare suggerimenti;
è finalizzato alla promozione e al consumo di alimenti sani;
ha lo scopo di tutelare la salute dei consumatori e
di assicurare un’informazione chiara e trasparente.
Opuscolo realizzato nell’ambito del Programma Generale di Intervento della Regione
Campania MISE 8 con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello sviluppo economico.
Ripartizione 2018”
VALORIZZAZIONE
DELLA PRODUZIONE LOCALE
L’agroalimentare campano ha fatto registrare negli ultimi cinque anni un trend positivo; infatti
nel settore alimentare la Campania è leader nel mezzogiorno, con 27 mila addetti e un fatturato
di 11 miliardi di euro. Secondo i dati Federalimentare, la nostra regione contribuisce all’8 per
cento del fatturato dell’industria alimentare nazionale.
In particolare, il “Made in Campania” cresce negli Stati Uniti con 220 milioni di euro e nei
mercati asiatici con un incremento del 13,3% (254 milioni di euro).
Le conserve di pomodoro si confermano i prodotti più esportati insieme con il vino, segue
l’ortofrutta fresca, in forte aumento la pasta e tutto il settore del biologico.
Con riferimento all’occupazione, dai dati ISTAT emerge un segnale positivo per l’agroalimentare
campano, con l’aumento del 2,9% degli occupati rispetto all’anno precedente. La marcata
diminuzione delle imprese manifatturiere ha determinato un forte aumento dell’incidenza
dell’imprese agroalimentari; in particolare nell’agroalimentare sono presenti per oltre il 70%
imprese artigiane e questo dato è in aumento.
Di fatti, la paziente e laboriosa attività dei tanti piccoli imprenditori forma l’ossatura portante
del sistema produttivo. Molte di queste imprese sono aziende agricole che hanno realizzato
investimenti nel campo della trasformazione aziendale dei prodotti agricoli e dell’innovazione
di processo, riuscendo così a valorizzare le proprie produzioni con un notevole valore aggiunto
finale.
Produzioni-base come la frutta, la verdura, i legumi, la pasta, il vino, l’olio d’oliva, il pesce
azzurro assumono un importante valore sociale per la Campania, tenuto conto dei primati
produttivi detenuti per questo tipo di prodotti e perché molti di essi sono componenti
fondamentali della dieta mediterranea e dello stile di vita che ne consegue.
TRACCIABILITA’
DELLE FILIERE PRODUTTIVE
Un ulteriore fattore cruciale e per mantenere la qualit che distingue le produzioni
campane è sicuramente la certificazione e la tracciabilit dei prodotti, motivo per cui gli
sforzi della Regione sono concentrati per sviluppare in maniera diffusa l’adesione delle
impese ai sistemi di qualit certificata in grado di garantire agli acquirenti e ai
consumatori la sicurezza del prodotto.
La tracciabilità ha pochi anni di vita, infatti è nata solo nel 2005 e sta a significare la
capacità di descrivere il percorso di una materia prima; in sostanza al flusso di merci
avviene parallelamente un flusso d’informazioni che vengono registrate e conservate ad
ogni passaggio.
Da non confondere con la rintracciabilità che invece significa poter ricostruire
all’indietro l’intero percorso di un prodotto, cioè dallo stato finale sino alle materie
prime di partenza.
L’’ETICHETTATURA
Un altro aspetto fondamentale è l’etichettatura che riporta informazioni sul
contenuto nutrizionale del prodotto e fornisce una serie di indicazioni per
comprendere i diversi alimenti utili per una dieta corretta e per garantire la
sicurezza alimentare e la salute del consumatore.
Nell’etichettatura non dovrebbe quindi mai mancare :
• Denominazione vendita
• Quantità
• Modalità di conservazione
• Elenco ingredienti
• Data di scadenza
• Luogo d’origine o
Provenienza
• Titolo alcolometrico
volumico per le
bevande alcoliche
• Lotto di produzione
• Marchio
IL REGOLAMENTO UE N. 1169/2011 SULLA ETICHETTATURA ALIMENTARE
La libera circolazione di alimenti sicuri e sani nell’Unione Europea è di grande
beneficio per la salute pubblica e il benessere e costituisce una caratteristica
essenziale del mercato unico.
Il Regolamento, entrato in vigore dal 13 dicembre 2014, garantisce ai consumatori
il loro diritto ad un’informazione adeguata, stabilendo principi generali, requisiti
e responsabilità in materia di etichettatura dei prodotti alimentari.
Uno dei principali obiettivi della legislazione alimentare è di tutelare gli interessi
dei consumatori per consentirne scelte consapevoli circa gli alimenti che
consumano. La normativa alimentare – nel suo complesso – dovrà pertanto
prevenire:
a) le pratiche fraudolente o ingannevoli;
b) l’adulterazione degli alimenti;
c) ogni altro tipo di pratica in grado di indurre in errore il consumatore.
La disciplina in materia di informazioni riguarda in linea di massima la sicurezza,
la composizione e la qualità degli alimenti; al pari, stabilisce le condizioni per la
libera circolazione nell’UE degli alimenti legalmente prodotti e commercializzati.
Il provvedimento ha come principale obiettivo la chiarezza delle regole informa-
tive perché impone agli operatori un’etichettatura comprensibile e leggibile, che
soddisfi quanto più possibile la crescente richiesta di trasparenza da parte degli
acquirenti.
Ecco in sintesi i due fondamentali principi-obiettivo del Reg. UE n. 1169/11:
– «ottenere un elevato livello di tutela della salute dei consumatori» (anche attra-
verso le corrette informazioni sugli alimenti).
– «assicurare il loro diritto all’informazione», garantendo che i consumatori siano
adeguatamente informati sugli alimenti che consumano.
La normativa si applica alle imprese in tutte le fasi della catena alimentare e a tutti
gli alimenti destinati al consumatore finale, compresi quelli forniti dalle collettività
e quelli destinati alla fornitura di queste ultime.
STAGIONALITÀ DEI PRODOTTI
Ormai da molti anni le primizie sono scomparse; precisamente da quando nei
supermercati si trovano tutte le tipologie di frutta e verdura durante tutto il decorso dell’anno. Invece acquistare prodotti come frutta e verdura di stagione è
molto importante per almeno 4 buoni motivi:
1) Il gusto ed il sapore. Scegliere verdure fresche permette di poterne gustare il
vero sapore.
2) La salute. Perché i prodotti di stagione non hanno bisogno di “trucchi“ per
crescere e di conseguenza contengono più nutrienti (antiossidanti, vitamina C,
etc..)
3) Il rispetto della terra e della natura. Il costo ambientale del “fuori stagione” è
elevatissimo, serre illuminate e riscaldate, utilizzi di pesticidi etc…, tutti metodi
non buoni per la nostra terra.
4) Il prezzo. La frutta e verdura di stagione non ha bisogno di serre, di energia
aggiuntiva, non ha bisogno di conservazione nelle celle frigorifere, ma scegliendo
prodotti a km 0, cioè dei prodotti la cui vendita avviene in un’area distante pochi
chilometri da quella di produzione, si abbattono i costi di trasporto.
Il mercato a “chilometro zero “ ha vari aspetti positivi:
• Abbattimento di inquinamento e spreco
• Qualità
• Abbattimento costi
• Territorio e tradizione LOTTA ALLO SPRECO
In Italia ogni anno si buttano nella spazzatura 145 chili di cibo per abitante. I “diari
di famiglia dello spreco” raccontano che ogni giorno le famiglie gettano 100,1 g di
cibo a testa, per un costo di 250 € annui. Il cibo più gettato è la verdura, seguito
da latte e latticini, frutta e prodotti da forno. Nelle mense scolastiche quasi 1/3
dei pasti viene gettato, 120 grammi per ogni studente. Ma ci sono anche buone
notizie, perché l’Italia è il quarto paese al mondo nella lotta allo spreco alimentare
e secondo la Coldiretti, nell’ultimo anno quasi 3 italiani su 4 hanno diminuito o
annullato gli sprechi alimentari.
La lotta agli sprechi alimentari può iniziare dal freezer: il consumo di prodotti
surgelati può contribuire a ridurre del 47% il food waste, che, secondo recenti
studi inglesi, si verifica soprattutto a livello domestico laddove contenere gli
sprechi di cibo porta a un marcato risparmio familiare, nonché conseguenze
positive per tutto il pianeta. E' quanto sottolinea l'IIAS - Istituto Italiano Alimenti
Surgelati- in vista della "Giornata nazionale di prevenzione dello spreco
alimentare", il 5 febbraio. ''Il ruolo che il cibo surgelato può ricoprire in questa lotta
- sostiene Vittorio Gagliardi, presidente IIAS - è fondamentale: secondo gli studi
inglesi della Sheffield Hallam University il consumo domestico di prodotti surgelati,
rispetto agli analoghi a temperatura sopra lo zero, può costituire realmente un
valido antidoto contro gli sprechi in cucina, contribuendo ad abbatterli di ben il
47%".
I surgelati, ricorda IIAS, costituiscono un valido strumento "anti-spreco" per
numerosi motivi: hanno una lunga durata di conservazione; permettono un
maggior controllo nelle porzioni e nelle quantità da consumare; si consuma tutto
ciò che si acquista e diventa più facile fare anche la raccolta differenziata. Il
consumo di surgelati in Italia, precisa I’IIAS, ha registrato un'impennata, segnando
un 2,9% di quantità consumate (circa 330mila tonnellate nel solo canale retail).
A trainare la crescita sono stati soprattutto gli ittici (61.958 tonnellate, 4,4%), le
pizze e gli snack (49.788 tonnellate, 4,5%) e i prodotti vegetali (136.789
tonnellate, 4,1%).
Lo spreco alimentare non è soltanto una perdita economica per il consumatore:
con quanto si spreca, si potrebbe sfamare un terzo della popolazione mondiale.
ACQUISTI ALIMENTARI
RESPONSABILI E CONSAPEVOLI
Il consumatore non pi quello di una volta: incapace di
valutare le componenti dellofferta come tecnologia,
cultura, estetica e innovazione. Oggi un consumatore
consapevole, scaltro, informato, esigente, ma
soprattutto un soggetto attivo allinterno del
paradigma produzione-consumo.
La questione nutrizionale un problema diverso dalla
salubrit degli alimenti.
Da diversi anni emerso con chiarezza il ruolo dellalimentazione nellinsorgenza
di alcune patologie, cos come il supporto che una dieta mirata pu offrire alla
cura di altre. Chiaramente la sicurezza nutrizionale cosa diversa dalla sicurezza
degli alimenti.
Ma siamo proprio sicuri che le due questioni siano totalmente scollegate fra loro?
Il cambiamento degli stili di vita ha indotto nella popolazione dei Paesi sviluppati
modifiche significative dei modelli e delle abitudini alimentari, in direzione di un
pi precario equilibrio nutrizionale ed una pi bassa qualit e quantit
dellapporto di micronutrienti. Si mangiano, in generale, troppi grassi, troppi
zuccheri raffinati e troppe proteine, ma si assumono, per converso, meno
vitamine ed oligoelementi. Cos, aumentano lobesit ed alcune malattie tra cui il
diabete, mentre crescono le intolleranze alimentari (indotte probabilmente dal
bio-accumulo di fattori intossicanti) ed alcune forme di carenza. Oltre alla
sofferenza ed al disagio degli individui colpiti, la maggiore incidenza delle
patologie determina anche costi sociali, per i servizi sanitari, ma anche per le
necessarie provvidenze di welfare correlate alle invalidit.
Ci si chieder cosa possono fare i governi, a parte le campagne informative, per
affrontare questo problema: non sono del tutto irrilevanti, solo a titolo di
esempio, le disposizioni normative sulletichettatura degli alimenti, nel
determinare un approccio consapevole al cibo da parte della popolazione. Non
sono irrilevanti, ancora, le politiche di sostegno alle produzioni di qualit, che
spesso (anche se non sempre) hanno anche migliori profili nutrizionali rispetto ai
corrispondenti alimenti trasformati industrialmente. Si può fare molto, per facilitare la comprensione del consumatore rispetto alla
qualità – anche nutrizionale – ed al rischio insito nella scelta di consumo
alimentare. La prima e più importante conquista in questo senso è la completa
informazione: il consumatore che legge in etichetta “olio di Palma” invece che
“grassi vegetali” sa di assumere grassi saturi e sa di dover ponderare quella fonte
con altre concomitanti fonti di grassi saturi.
In definitiva la trasparenza e l’educazione sono le chiavi di un reale processo di
“consumer empowerment”, (intesa come restituzione del potere decisionale
nelle mani del cliente) preziosissimo anche nella tutela della salute pubblica.
CONCLUSIONI
In conclusione, il consumismo produce un'infinità di sprechi e il cibo è offerto in
esagerate quantità e diversificazioni di prodotti che sono molto spesso solo il
risultato di una elaborazione eccessiva della materia prima che perde le sue
proprietà benefiche per l’aggiunta di Conservanti, zuccheri raffinati, additivi.
L’obesità, tra bambini e adulti, è in terribile aumento ed insieme ad essa, tutte le
malattie e le cardiopatie collegate. Grazie alla circolazione delle notizie ed
informazioni che si ricevono da ogni parte, ognuno di noi può rendersi conto dei
pericoli a cui si può incorrere a causa di una cattiva alimentazione.
Solamente leggere gli ingredienti riportati sulle etichette applicate ai prodotti che
acquistiamo, potrebbe essere l’inizio di un vero benessere.
Nutrirsi non è solo permettere al nostro fisico di camminare e reagire agli stimoli
esterni, è anche ripetersi che si è meritevoli di attenzione, prima fra tutte quella
della propria persona e poi perché dimentichiamo che la salute inizia proprio da
tavola!!
PRINCIPI DEL VIVERE SANO E LA DIETA
MEDITERRANEA
Non prevede schemi alimentari precisi, un apporto calorico notevole e contempla
una grande variet di alimenti da consumare secondo una precisa piramide
alimentare. Un regime che diventato patrimonio Unesco nel 2010 perch
ritenuto alleato della salute e della longevit.
La dieta mediterranea chiamata anche dieta Cretese esplose da una ricerca (Il
Seven Countries Study) condotta da Ancel Keys nel 1950. Quando parliamo di
dieta mediterranea, ci si riferisce specificamente alla dieta tradizionale delle isole
greche di Creta e Corf.
Pi tardi, il professor Serge Renaud, forn dei dati interessanti, dove dimostr
come nei soggetti che avessero gi subito un primo attacco di cuore e in seguito
avessero adottato il tipo di dieta di Creta, il tasso di infarto e di incidenti vascolari cerebrali si riducesse del 75%. Dopo la pubblicazione di questo studio sulla rivista
medica di fama come The Lancet nel 1994, la popolarità della dieta mediterranea
si è diffusa a macchia d’olio in tutto il Mondo.
I principi fondamentali
Obiettivi
• Riduzione del rischio di cancro.
• Riduzione del rischio di malattie cardiovascolari.
• Aumento della speranza di vita.
• Miglioramento della salute in generale.
Questa dieta è un insieme di abitudini alimentari. Si mangia in modo
sano una grande varietà di cibo (diverse sostanze nutrienti), in un contesto di sana
attività quotidiana.
I suoi principi di base sono facili da seguire.
• Utilizzo di tanti prodotti integrali.
• Frutta e verdura in grandi quantità.
• Utilizzo costante di aglio, cipolla, spezie e aromi.
• La maggiore fonte di grassi alimentari deriva dall’olio di oliva.
• Il consumo quotidiano di legumi, frutta secca e semi.
• Il consumo di yogurt magri e consumo moderato di formaggi.
• Consumo quotidiano e moderato di vino rosso (1 o 2 bicchieri al giorno).
• Elevato consumo di pesce (anche tre volte a settimana).
• Un consumo limitato di pollo e uova (un paio di volte a settimana).
• Limitato consumo di cibi ricchi di zucchero sostituiti dalla frutta.
• Consumo molto limitato di carne rossa (un paio di volte al mese).
• Consumo calorico giornaliero tra le 1800 e le 2500 calorie.
• Digiuni, limitazioni caloriche a cadenza periodica.
Gli studi scientifici ancora oggi continuano a dimostrare la sua efficacia nella pre-
venzione di molte malattie, per perdere peso in modo adeguato con bassi livelli di
colesterolo nel sangue. Altro dato molto interessante è quello che dice che anche
in assenza di perdita di peso, la dieta mediterranea aiuta a ridurre il colesterolo.
Scegliere di mangiare meglio, meno e fare attività fisica è il segreto per aumentare
la longevità.