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CODACONS IN CAMPO PER AMBIENTE
Il Codacons scende in campo nel dibattito riguardante l’iniziativa di alcuni attivisti per l’ambiente

CODACONS IN CAMPO PER AMBIENTE

Il Codacons scende in campo nel dibattito riguardante l’iniziativa di alcuni attivisti per l’ambiente



Comunicato stampa
Ambiente
4/1/2023
CODACONS - ASSOCIAZIONE AMBIENTALISTA NAZIONALE - OFFRE LA DIFESA
GRATUITA AI GIOVANI CHE HANNO IMBRATTATO IL SENATO
LO SCANDALO ASSURDO DEI POLITICI INDIGNATI: VISTA LA STASI IN MATERIA
AMBIENTALE INVECE DI COSTITUIRSI PARTE CIVILE DOVREBBE DARE SOLIDARIETÀ ALLA
PROTESTA
NON C’È NESSUN DANNO PER LE ISTITUZIONI MA IL VANTAGGIO DI AVER SOLLEVATO
IL PROBLEMA DELL’IMMOBILISMO DELLA POLITICA ITALIANA (GIÀ DAI GOVERNI
PRECEDENTI) SUI TEMI DELLA DISTRUZIONE DELL’AMBIENTE IN CUI VIVIAMO
Il Codacons scende in campo nel dibattito riguardante l’iniziativa di alcuni attivisti per
l’ambiente, che nei giorni scorsi hanno imbrattato la facciata di Palazzo Madama - sede
del Senato - a Roma: l’Associazione offre ai giovani coinvolti la difesa gratuita, e mette a
loro disposizione i professionisti del proprio staff legale per assisterli nel corso del
processo.
Per il Codacons, organizzazione - oltre che di tutela dei consumatori - anche iscritta
nell’Elenco delle Associazioni di protezione ambientale riconosciute (legge n. 349 del
1986), il vero scandalo è rappresentato dai politici indignati: compattamente, infatti, la
classe politica ha reagito con un’indignazione che ha dell’incredibile, se solo si pensa
all’immobilismo - ormai, davvero, assoluto – delle istituzioni in materia ambientale. E non
solo con riferimento a questo governo o a questa fase della vita politica nazionale.
Quanto accaduto non comporta infatti nessun danno per le istituzioni, ma rappresenta
per l’opinione pubblica l’accesso a una possibilità inedita: quella di sollevare il problema
della stasi della politica italiana, che intorno al problema della distruzione dell’ambiente –
come anche di fronte ad altri problemi – non sa proprio che pesci pigliare e seguita a
rimandare interventi strutturali, realmente efficaci.
Il Codacons, per questo, ha elencato i principali (mancati) interventi da parte della politica
in materia ambientale, solo attenendoci agli ultimi anni:
1) Mancata dismissione delle centrali a carbone
- Centrale di Fiumesanto (SS) di proprietà di EP Produzione SpA, con 2 sezioni a carbone
da 320 MW;
- Centrale friulana di Monfalcone, di proprietà di A2A SpA composta di 4 sezioni, di cui
due alimentate a carbone da 165 e 171 MW;
- Centrale di Torrevaldaliga Nord di proprietà di Enel SpA, composta da 3 sezioni da 660
MW riconvertite a carbone. La centrale è operativa dal 2009;
- Centrale di Brindisi Sud di proprietà di Enel SpA, composta da 4 unità ciascuna da 660
MW alimentate a carbone;
- Centrale del Sulcis di proprietà di Enel SpA, composta da 1 unità da 340 MW alimentata
a carbone;
- Centrale di Fusina di proprietà di Enel SpA, composta da 4 unità da 320 MW alimentate
a carbone;
- Centrale di La Spezia di proprietà di Enel SpA, composta da 1 unità da 600 MW
alimentata carbone.
2) Nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale, nessun abbandono degli
idrocarburi e dei combustibili fossili in particolare
Oltre a quelli esistenti ben 88 impianti (piattaforme e pozzi sottomarini offshore)
localizzati nella fascia di interdizione delle 12 miglia marine, il 47,7% dei quali (42 su 88)
non hanno mai avuto una valutazione di impatto ambientale e che presentano un’età
media di 35-40 anni (il 48% ha 40 anni) gestiti da ENI per la maggior parte.
3) Inquinamento atmosferico alle stelle anche nel 2023
I livelli di smog ed inquinamento sono altissimi in diverse città italiane. In Pianura Padana
le concentrazioni di polveri sottili hanno superato la soglia limite prevista dalla legge.
Numerosi i deferimenti della Commissione europea contro l`Italia alla Corte di giustizia
dell`UE a causa dell`inquinamento atmosferico e la mancata protezione dei cittadini dagli
effetti del biossido di azoto (NO2). La Commissione ha invitato più volte l`Italia a
rispettare i valori limite convenuti sulla qualità dell`aria e ad adottare misure adeguate per
ridurre i livelli di inquinamento in dieci agglomerati in cui risiedono circa 7 milioni di
persone.
4) Riapertura ILVA
Ancora investimenti milionari per la riapertura degli altiforni fermi nonostante la Corte
Europea per i Diritti dell’Uomo abbia già condannato per due volte lo Stato italiano,
ritenendolo colpevole di aver sacrificato il diritto alla vita dei cittadini di Taranto sull’altare
della produzione d’acciaio. A questi si aggiungono le procedure di infrazione e anche un
rapporto dell’Onu che ha definito Taranto come una “zona di sacrificio”.
5) Smisurato Consumo del suolo
Crescente realizzazione di aree coperte da edifici, fabbricati, capannoni, strade asfaltate o
sterrate, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in
terra battuta, serre e altre coperture permanenti, aeroporti e porti, aree e campi sportivi
impermeabili, ferrovie ed altre infrastrutture.
6) Messa in sicurezza del territorio e rischio idrogeologico e sismico
Mancanza sistematica di provvedimenti di rilievo e/o preventivi di fronte a un’emergenza
assoluta per il nostro Paese, con una larga parte della popolazione a rischio
idrogeologico e sismico e l’abitudine costante di occuparsi del tema solo in condizioni di
emergenza.
Queste soltanto alcune delle criticità ambientali che devono essere affrontate quanto
prima dalla politica italiana. Alla luce dell’immobilismo totale messo in campo finora,
però, l’iniziativa di protesta degli attivisti ambientali rappresenta una possibilità inedita:
l’inizio di un dibattito vero, profondo e partecipato, sulle politiche ambientali nel nostro
Paese.