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UE E OBBLIGO DI GEOLOCALIZZAZIONE
Simon Gautier turista morto ritrovato in un dirupo a San Giovanni a Piro riaccende l'uso della geolocalizzazione
LA UE E L’OBBLIGO DELLA DEOLOCALIZZAZIONE
`Ti sei perso nel paese sbagliato`, commentavano con amarezza i soccorritori intervenuti
nelle ricerche del povero Simon Gautier, il giovane francese, che caduto durante un
trekking, veniva ritrovato dopo nove giorni senza vita in un dirupo di San Giovanni a Piro.
Nei giorni delle frenetiche ricerche e in quelli successivi al ritrovamento del corpo sono
seguite polemiche, ci si è resi conto che nel nostro paese le Centrali 118 sono prive del
sistema di geolocalizzazione delle chiamate d`emergenza. Disarmante inefficienza messa
in evidenza, in quelle tragiche ore, anche da Mario Balzanelli, presidente nazionale del
servizio 118, il quale sottolineava che se l`Italia avesse messo in pratica la direttiva
europea, Simon Gautier sarebbe stato geolocalizzato, soccorso in tempi rapidissimi, e
forse con esiti diversi.
Non è la prima volta che l`Italia confeziona buone leggi destinate a non essere applicate,
non è la prima volta che recepisce una direttiva comunitaria senza però attuarla.
Come cucire un buon vestito che non sai di non indossare.
È quello che è accaduto nella gestione del servizio di soccorso, un giorno d`agosto è stato
chiaro a tutti che la direttiva sulla istituzione del numero unico europeo 112 per le
emergenze è stata recepita, ma nulla si è fatto per installare ciò che conta, ossia
l`obbligatoria tecnologia per la geolocalizzazione. Appunto, uno Stato bravo nella ricerca
delle formule astratte, inesistente nei fatti. E così mentre la Francia, con una dozzina di
altri paesi, ha adottato il modello di sicurezza, in Italia tutto è lasciato al caso, la vita stessa
è appesa ad un filo.
Una situazione inaccettabile per il Codacons e per le persone di buon senso.
L`associazione di tutela ha presentato, infatti, una denuncia alla Commissione UE
evidenziando come l`Italia non abbia attuato due importanti direttive, la 2002/22/CE e la
136/2009. Esse impongono agli Stati di attivarsi affinché le Compagnie telefoniche
mettano gratuitamente a disposizione dei gestori del numero «112» le informazioni
sull’ubicazione del chiamante. Ciò anche quando la chiamata parte da un cellulare
sprovvisto di scheda SIM.
Non è l`Italia l`unico paese inadempiente e nella denuncia per infrazione si evidenzia come
lo scorso 5 settembre la Corte di Giustizia dell`Unione europea abbia affrontato un caso
analogo (causa C.417/18) ribadendo l`obbligo del sistema tecnologico di geolocalizzazione
per le chiamate. La sentenza dell`Alta Corte riguardava altra drammatica vicenda di
qualche anno fa, quando una ragazza di 17 anni fu rapita, e poi uccisa, in Lituania. Inutili
erano state le telefonate della sventurata al «112» per chiedere aiuto: Il centro di raccolta
delle chiamate non riuscì a localizzare la ragazza. I giudici europei hanno sottolineato che
la direttiva impone agli Stati «un obbligo di risultato che non si limita all’istituzione di un
contesto normativo appropriato, ma esige che le informazioni sulla localizzazione di tutte
le chiamate al 112 siano effettivamente trasmesse ai servizi di soccorso».
Una giusta lezione anche per l`Italia, chiamata ora a rispondere dei propri inadempimenti
innanzi agli organi comunitari.
Av v. Pierluigi Morena
Ufficio Legale Codacons