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GESTIONE AREE MARINE PROTETTE
Occorre una decisa inversione di tendenza una responsabilità nell'uso delle risorse pubbliche un controllo sulla spesa e sulla validità dei progetti una partecipazione dei cittadini

GESTIONE AREE MARINE PROTETTE

Occorre una decisa inversione di tendenza una responsabilità nell'uso delle risorse pubbliche un controllo sulla spesa e sulla validità dei progetti una partecipazione dei cittadini



LA GESTIONE DELLE AREE MARINE PROTETTE
“Chiediamo a tutti i deputati di esprimere voto contrario”.
Con questo appello si chiudeva la lettera aperta inviata a tutti i parlamentari da molte delle
più rappresentative associazioni ambientaliste, tra le altre Greenpeace, Wwf e Italia
Nostra, con il fine di bloccare la riforma della legge quadro sui parchi, in discussione alla
Camera.
Il progetto di riforma – secondo gli ambientalisti – sposterebbe l` asse centrale delle norme
dalla protezione della natura all’economia e al localismo , con inevitabile riverbero sulla
conservazione della biodiversità e del territorio del Belpaese.
Una riforma che ha già il sapore della `controriforma`, per le associazioni un passo indietro,
con lo Stato che retrocede, con i suoi interessi generali, per lasciare più spazio ai
rappresentanti locali nell’ambito dei Consigli Direttivi dei Parchi Nazionali.
Un arretramento di posizione che toccherà anche la gestione delle Aree Marine Protette, la
procedura di nomina dei Presidenti, di fatto nelle mani di Regioni ed enti locali , come pure
la nomina dei Direttori, con criteri peraltro ben lontani dal concorso pubblico per titoli ed
esami.
Una serie di rilievi precisi, non c`è dubbio.
È condivisibile l`inquietudine di vedere i localismi prevalere sugli interessi generali, con i
rappresentanti in seno agli organismi direttivi rispondere a piccole lobby locali, a gruppi
elettorali, ad interessi speculativi localistici.
Sarebbe utile tuttavia chiedersi cosa hanno fatto, per oltre ventennio, i rappresentanti
statali membri degli organi direttivi, si sono effettivamente occupati della tutela del
territorio protetto?
Qui qualche dubbio inizia ad insinuarsi tra le certezze.
Prendiamo un parco a noi vicino, quello del Cilento, un parco nazionale tra i più
importanti in Italia. Non abbiamo mai sentito un rappresentante dello Stato alzare la voce
per contrastare concretamente l`abusivismo edilizio imperante, anche nelle aree protette.
In Campania il numero degli edifici costruiti illegalmente è stimato in proporzioni variabili
fra il 45 e il 60% di quelli autorizzati.
Meglio il quieto vivere e poi perché distogliere dal loro torpore gli indifferenti o disturbare
il sonno dei politici locali, tante volte impegnati a far finta di non vedere piccole magagne o
gravi irregolarità compiute da qualche bravo elettore, piuttosto che preoccuparsi di dare
forma alla legalità.
Non abbiamo avvertito la presenza di un rappresentante statuale quando si doveva
controllare la gestione dei fondi europei da parte dell`ente parco. Milioni di euro utilizzati
per realizzare qualche opera utile, altrettanti milioni sprecati per costruire incompiute, per
approvare progetti incomprensibili, osservatori della fauna migratoria grandi come palazzi
di città su montagne inaccessibili o musei della lontra in mezzo a luoghi desolati.
Scelte strampalate, per non dire altro, che hanno scalfito la credibilità delle istituzioni
imponendo, sul piano culturale, una preciso modello: l`importante è fare, progettare,
costruire, facendo girare così la piccola economia, poco importa la finalità dell`opera, se la
stessa sarà un giorno utilizzata o se presto assumerà l`aspetto di un involucro inutile, di
una cattedrale decadente e sconsacrata.
Insomma, lo spreco in qualche modo alimenta interessi, fa muovere acque altrimenti
troppo ferme, stagnanti.
Questo è il messaggio affermatosi nel corso di questi anni, un messaggio accettato, senza
troppa resistenza, da gran parte delle popolazioni locali.
Occorre una decisa inversione di tendenza, una responsabilità nell`uso delle risorse
pubbliche, un controllo sulla spesa e sulla validità dei progetti, una partecipazione dei
cittadini, con capacità di indignazione di fronte ad ogni nuova `mala gestio` delle risorse e
del territorio. Non è compito facile.
E` qui utile riportare un`esperienza vissuta dal Codacons, presente con proprio membro
nella Commissione della riserva marina di Santa Maria di Castellabate. Da oltre un anno la
Commissione non si riunisce, non esprime una pianificazione che guardi oltre la semplice
contingenza, non un`idea o programma per la valorizzazione dell’area, in parole povere non
esiste una guida.
Eppure non mancherebbero gli argomenti su cui ragionare, non poche volte l’associazione
ha richiesto alla dirigenza incontri per discutere del monitoraggio delle infrazioni rilevate
dalla Capitaneria nell’area protetta, degli effetti delle barriere marine poste a tutela del
litorale, dello stato dell’ambiente geofisico della riserva.
E si potrebbe ancora programmare, di concerto con l’ente comunale, la pulizia delle
spiagge, magari prima del grande afflusso turistico, l’individuazione di risorse per la
raccolta della plastica nel mare.
O si potrebbe semplicemente segnalare, con adeguata cartellonistica, che si sta
villeggiando in località marina con riconoscimenti speciali, aggiungere ai cartelli che
richiamano il film di successo girato in parte a Castellabate quelli che ci ricordano che
stiamo nuotando nelle acque di una riserva naturale.
Sembra troppo, forse perfino strano.
Le riforme, e le controriforme, sono fatte di parole e di formule contenute in
provvedimenti astratti, le azioni e le imprese sono cose degli uomini.
Pierluigi Morena