CONTENUTI > Articoli > 2016 > 10 > ADDIO SHOPPER
ADDIO SHOPPER
Un sacchetto abbandonato diventa un rifiuto e come ogni rifiuto non è biodegradabile
ADDIO SHOPPER!
In principio era la sporta. Le donne, erano soprattutto loro ad occuparsi della spesa
quotidiana:”una cosa da donne”, si recavano al mercato o nella bottega alimentare con una
enorme borsa di paglia o di stoffa ove riponevano la merce acquistata. Poi venne il boom
economico, negli anni 60, nacque la grande distribuzione e così cambiarono tante abitudini e stili
di vita degli italiani. Le ditte di dolciumi crearono le merendine e per preservarne la conservazione
ed il gusto cominciarono a confezionarle con appositi imballaggi di plastica. Tanti prodotti
alimentari e non, prima venduti sfusi, venivano confezionati e venduti nei supermercati: la farina,
la pasta, lo zucchero, la carta igienica. Tanti altri, invece, nacquero dal nulla e si radicarono
talmente nelle nostre abitudini di consumo da divenire quasi TRADIZIONE. Nacquero così le
sottilette, i formaggini, i sofficini , i yogurt confezionati, i cibi surgelati....ed ogni altro ben di Dio
veniva adesso venduto in scatola, latta, vetro, plastica… pronto per il suo consumo. Gli alimenti,
per ragioni igieniche e pratiche necessitavano di un imballaggio: bello, colorato e accattivante in
modo da attirare l’attenzione del consumatore ed indirizzare il suo acquisto a prescindere dalla
qualità del prodotto. Il mondo aveva aumentato la sua velocità ...poco tempo per tutto ...la spesa
veniva fatta nella pausa dal lavoro o nel tempo libero, e, molto spesso, in quantità superiore al
bisogno quotidiano e quindi occorreva qualcosa di pratico per il suo trasporto.. E allora fu la
BUSTA ...di carta ma soprattutto di plastica: grande, comoda e robusta. Il modello che noi oggi
conosciamo fu inventato da un ingegnere svedese nel 1965 che ne diede il brevetto alla Celloplast,
società anch’essa svedese, che per molti anni ne ha avuto l’esclusiva. La cd “shopper” così fece
ingresso nelle nostre abitudini. Dapprima gratuita, poi a pagamento e con la scritta pubblicitaria
del negozio. Con il tempo la PLASTICA in generale: imballaggi e contenitori di vario genere
hanno invaso non solo le nostre case ma anche l’ambiente che ci circonda. Un sacchetto
abbandonato infatti diventa un rifiuto e, contrariamente a quel che si crede, come OGNI RIFIUTO,
non è biodegradabile! In realtà sono ben poche le cose che hanno questa caratteristica, ma il
discorso sarebbe lungo. Il sacchetto di plastica, con il tempo, grazie all’azione dei raggi
ultravioletti e del calore può al più degradarsi! Ma questo processo che si compie in un lasso di
tempo lunghissimo, anche 1000 anni, non è senza conseguenze! Il processo di distruzione
inquina l’ambiente circostante e la fauna: frammenti di plastica in questo modo attraverso la
catena alimentare arrivano anche sulla nostra tavola. Il problema più grave però è rappresentato
dal suo abbandono in zone ed in situazioni climatiche tali da rallentarne il degrado: acqua,
ambienti umidi, ambienti freddi. Un sacchetto lasciato in mare, ad esempio, impiega il triplo del
tempo per distruggersi e nel corso della sua vita crea enormi danni all’ecosistema ed alla fauna marina: le tartarughe marine se ne cibano credendo che si tratti di meduse, il loro cibo preferito.
Ciò con inevitabili conseguenze per la salvaguardia di questa e di altre specie animali a rischio.
Con il tempo quindi è diventata un emergenza cercare di ridurre il consumo della plastica in
generale partendo proprio dal famigerato sacchetto per la spesa. In Italia si stima che si
consumino circa 20 miliardi di sacchetti di plastica, circa 300 a testa! Una legge del 2012, in
ritardo sull’attuazione di un direttiva europea,nel nostro paese ha previsto che i sacchetti di
plastica usa e getta che utilizziamo tutti i giorni per la spesa, dovessero essere realizzati in
materiale completamente biodegradabile compostabile in modo da essere utilizzato per la
raccolta differenziata quale contenitore per l’umido insieme al quale può essere smaltito. I
negozianti che non si adeguano rischiano una multa da 2.500 a 25.000 euro. Ciò nonostante la
normativa citata, allo stato attuale, risulta attuata a “macchia di leopardo”. Infatti ancora oggi,
soprattutto nelle aree mercatali e nelle rivendite minori, vengono utilizzati shopper non a norma.
La Guardia di Finanza, proprio in Campania, di recente, ha scoperto un vero e proprio traffico di
materiale illecito. L’organizzazione criminale diffondeva buste di plastica biodegradabili, talvolta
addirittura imponendole al supermercato preso di mira, ad un prezzo minore rispetto a quelle
previste dalla legge, realizzando così una truffa ai consumatori ma soprattutto un danno alla
collettività. L’inganno, nella migliore delle ipotesi, era costituito dalla dicitura “biodegradabile” che
seppur veritiera, tuttavia non garantiva la compostabilità del rifiuto e quindi non consentiva l’uso
del sacchetto per la raccolta differenziata. Oggi la legge di delegazione europea n. 170/2016
pubblicata in Gazzetta nei giorni scorsi, attuativa della Direttiva UE 2015/720 ha imposto l’ulteriore
riduzione dell’uso della plastica ed una campagna informativa. Nei supermercati, quindi potrà
essere utilizzata solo la shopper di carta, di minore impatto e ritornerà la cara e vecchia “sporta”.
L’Italia dovrà adeguarsi, inderogabilmente entro la fine di novembre. In altri paesi come Francia
e Marocco è stata prevista anche l’abolizione delle stoviglie di plastica. Alcune grandi distribuzioni
già si sono adeguate da tempo. Impariamo ad essere virtuosi ed indirizziamo le nostre scelte
commerciali verso chi è rispettoso dell’ambiente. La plastica è stata una delle più grandi
invenzioni del secolo scorso ma il suo abuso una rovina per l’ambiente ed una sconfitta per la
civiltà! Il Il pattume di LEONIA, come, in maniera profetica diceva Calvino, oltre 40 anni fa, nel
suo racconto “Le città invisibili”, ha invaso il mondo! I
a di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato pattume di Leonia a poco a poco
invaderebbe il mondo, se sullo sterminato